Assism Riporta sul proprio sito il comunicato stampa della Fondazione il Bene Onlus riguardo i risultati dello studio Brave Dream del Prof Zamboni pubblicati su Jama Neurology

L’altissima correlazione tra Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale (CCSVI) e Sclerosi Multipla (SM), la confermata sicurezza dell’intervento di angioplastica venosa (PTA) e, soprattutto,  la riduzione netta della presenza di nuove placche misurate mediante risonanza magnetica a distanza di sei mesi dall’intervento: questi i dati positivi più importanti dello studio “EFFICACIA E SICUREZZA DELLA ANGIOPLASTICA VENOSA NELLA SCLEROSI MULTIPLA”, acronimo BRAVE DREAMS (Brain Venous Drainage Exploited Against Multiple Sclerosis), la sperimentazione clinica guidata dal Prof. Paolo Zamboni, direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara.

Lo sottolinea la Fondazione IL BENE Onlus, che si occupa di ricerca sulle malattie neurologiche rare e neuroimmuni, in collaborazione con l’ IRCCS delle Scienze Neurologiche di Bologna.

I risultati di questo importante studio – attesissimi dalla comunità scientifica come da quella delle persone malate di sclerosi multipla e CCSVI – sono stati presentati oggi  dallo stesso  Prof. Zamboni  alla comunità scientifica internazionale presente al  Veith Symposium di New York. Contemporaneamente la prestigiosa rivista scientifica Jama Neurology ne ha pubblicato gli outcome primari.

 

Lo studio, finalizzato alla valutazione della sicurezza e dell’efficacia dell’intervento di angioplastica dilatativa per la cura della CCSVI nella Sclerosi Multipla è stato finanziato dalla Regione Emilia Romagna, ha interessato sette centri neurologici italiani e previsto randomizzazione, doppio cieco, lettura centralizzata dei dati e rigorosissimi parametri di valutazione dei risultati secondo metodi oggettivi e misure di outcome estremamente severe, mai utilizzate prima nemmeno per gli studi farmacologici.

 

BRAVE DREAMS ha raggiunto pienamente uno dei tre parametri di outcome (risultati) primari, quello della sicurezza, e dimostrato che il miglioramento del drenaggio venoso nei pazienti SM riduce la probabilità di accumulo di nuove placche. Ciò – evidenzia la Fondazione IL BENE – indica un evidente coinvolgimento della circolazione venosa nella complessa patogenesi della malattia, quantomeno in un ampio sottogruppo di pazienti. Si ricorda che la sclerosi multipla è la più frequente causa di disabilità nei giovani, che in Italia i malati sono oltre 60.000, e che nel mondo viene diagnosticato un caso ogni 4 ore.

 

Lo studio in dettaglio

 

Lo studio, il cui disegno risale al 2011 e l’avvio al 2012, ha registrato notevoli difficoltà nella fase di arruolamento dei pazienti infatti, rispetto ai circa 400 previsti dal protocollo, ha interessato in totale 207 portatori di SM, di cui 130 (115 di tipo RR – recidivante remittente –  e 15 di tipo SP, secondaria progressiva) hanno superato la selezione data la presenza di CCSVI e l’assenza di criteri di esclusione. Questi pazienti sono quindi stati suddivisi in modo random in due gruppi dove il primo è stato sottoposto all’intervento di angioplastica (gruppo PTA), mentre il secondo ha avuto un intervento simulato (gruppo sham).

La difficoltà nell’arruolamento dei pazienti può essere imputata, da un lato, all’intensa attività delle cliniche private che offrivano l’intervento, ancora sperimentale, a prezzi accessibili, dall’altro, alla scarsa collaborazione della classe neurologica fortemente contraria ad uno studio che valutasse questa ipotesi scientifica. Purtroppo la ridotta dimensione del campione limita molto la potenza statistica dei risultati dello studio.

 

Il primo dato che emerge implicitamente è quello dell’alta correlazione tra CCSVI e SM che si attesta al 74% se si considera la valutazione mediante ecodoppler (130 su 177 pazienti) di cui il 93% è risultato CCSVI positivo mediante flebografia (tecnica diagnostica gold standard). Questo dato porta il valore predittivo positivo dello screening mediante ecodoppler, se effettuato da operatori adeguatamente formati, al 93% smentendo nettamente qualsiasi studio che neghi la correlazione tra CCSVI e SM.

 

L’end-point primario della valutazione della sicurezza della procedura di angioplastica è stato pienamente raggiunto, non essendo stati registrati eventi avversi maggiori e solo l’1,7% di eventi avversi minori.  Si può quindi concludere che la PTA delle vene giugulari e azygos secondo la procedura prevista da Brave Dreams è da considerarsi una procedura sicura.

 

Per quanto concerne l’efficacia dell’intervento di angioplastica secondo i risultati delle risonanze magnetiche (RM) effettuate all’ingresso nello studio, a 6 e a 12 mesi dopo il trattamento di angioplastica, l’analisi combinata delle due misurazioni di RM (placche positive al contrasto con il gadolinio  /  ingrandimento o nuove nuove lesioni T2 ) a 12 mesi sui pazienti RR non evidenzia differenze significative tra i due gruppi di pazienti. Ma dati molto incoraggianti emergono dall’analisi separata delle due misurazioni.

Infatti, lo studio evidenzia una riduzione statisticamente significativa del numero di pazienti RR che a distanza di un anno dalla PTA non presentavano placche positive al contrasto con il gadolinio. In particolare  a 12 mesi il 77% dei pazienti sottoposti a PTA non ha accumulato lesioni attive contro il 55% dei pazienti del gruppo sham: in pratica un paziente su 5 dopo l’angioplastica con pallone è dunque risultato protetto dallo sviluppo di nuove lesioni che prendono il contrasto e  la probabilità di accumulare questo tipo di lesioni è risultata ridotta 3 volte nel gruppo PTA indicando una sensibile azione anti-infiammatoria della procedura vascolare.

 

Per quanto concerne l’ingrandimento o l’apparire di nuove lezioni T2 (seconda misurazione di RM adottata nello studio) a 12 mesi è risultato lesion free il 68% del gruppo PTA contro il 57% del gruppo sham, differenza peraltro non statisticamente significativa. La stessa misurazione è però statisticamente significativa sui dati del secondo semestre dal trattamento (RM 6/12): 84% del gruppo PTA contro il 65% del gruppo sham.

L’analisi complessiva di questi dati permette di dedurre che la procedura interventistica produce modificazioni a livello cerebrale che diventano evidenti dopo il sesto mese dall’intervento: è peraltro comprensibile che l’azione antiinfiammatoria data dal ripristinato circolo venoso necessiti di un po’ di tempo per produrre effetti.

 

Per quanto concerne la valutazione di efficacia clinico funzionale, non sono state raccolte differenze significative nei due gruppi di pazienti. Nelle 5 funzioni analizzate sembra che la PTA faciliti l’acuità visiva a basso contrasto, destrezza manuale ed equilibrio. In quest’ultima funzione la media dei pazienti RR ha raggiunto il valore di normalità, ma la differenza con il gruppo sham non è risultata statisticamente significativa. La discrepanza tra i buoni risultati di RM e quelli clinico funzionali è tipico degli studi SM: è ritenuto necessario un periodo di osservazione più lungo (anche di due anni) per esprimere un giudizio su una azione terapeutica che prevenga o migliori la disabilità. Questo andamento si è registrato anche per gli studi farmacologici.

 

Infine la conferma di un dato già noto poichè emerso in numerosi altri studi: in Brave Dreams la PTA si è dimostrata efficace nel garantire una soddisfacente e duratura emodinamica delle vene trattate in poco più della metà dei casi (53%). Per questa ragione la principale conclusione dello studio è che il trattamento di angioplastica non può essere eseguito indiscriminatamente su tutti i pazienti affetti da sclerosi multipla, anche quando affetti da CCSVI, ma solamente in casi selezionati.

 

“Da tempo sappiamo che l’angioplastica con pallone è una procedura di chirurgia endovascolare  che necessita di una selezione dei pazienti” ha dichiarato il prof Zamboni. “ Solo di recente sono usciti in letteratura studi che chiariscono su quali tipologie di CCSVI questa procedura ha probabilità di migliorare il flusso, ma questi criteri non erano conosciuti quando è iniziato Brave Dreams”.

 

In conclusione i risultati dei due parametri di risonanza magnetica adottati indicano chiaramente che il trattamento di angioplastica venosa induce una tendenza al minor accumulo di nuove placche attive e al minor sviluppo di nuove placche o ingrandimento delle esistenti sebbene l’insufficiente numerosità campionaria e l’alto tasso di riocclusione delle vene trattate non permettano di trarre conclusioni definitive sulla efficacia della PTA nella sclerosi multipla.

Indagini ulteriori di comparazione tra i dati di risonanza e l’outcome vascolare forniranno dati importanti per l’indicazione della angioplastica dilatativa venosa come trattamento per la sclerosi multipla.

Share This